“Restituire i ragazzi a se stessi: un passo di civiltà contro la dipendenza digitale” Il Presidente del Corecom Calabria avv. Fulvio Scarpino accoglie e rilancia la circolare ministeriale sul divieto di smartphone a scuola: ora serve una rivoluzione educativa che ricostruisca il senso del limite e della presenza.Ci sono atti amministrativi che restano sulla carta, e atti che, se letti con la lente della realtà, diventano il segno di un’epoca che cambia. La circolare con cui il Ministro Giuseppe Valditara ha vietato l’uso degli smartphone in classe è uno di quei segnali che scuotono le coscienze e rimettono in discussione abitudini troppo a lungo travestite da “progresso”. Come Corecom Calabria, non possiamo che accogliere questo intervento con un sentimento di forte apprezzamento e, soprattutto, di sollievo: finalmente si rompe il muro dell’indifferenza, si chiama per nome la vera emergenza educativa del nostro tempo. Non c’è retorica possibile di fronte alla fragilità dei nostri ragazzi. La loro vulnerabilità – lo sappiamo bene – si insinua nei gesti più semplici: nel bisogno di connessione, nella fame di conferme, nella solitudine mascherata da socialità. Lo dicono i dati, lo dicono le storie che ci attraversano ogni giorno: il 25% degli adolescenti italiani, secondo l’Istituto Superiore di Sanità, presenta una forma di dipendenza da smartphone; i disturbi del sonno sono cresciuti esponenzialmente tra i 13 e i 17 anni, la capacità di attenzione e la qualità delle relazioni crollano, i numeri di ansia e depressione segnano un’accelerazione inquietante. Non è solo la scienza a gridare l’allarme: è la realtà nuda e cruda delle scuole, delle famiglie, delle stanze in cui il silenzio viene riempito solo dalla luce blu di uno schermo. E troppo spesso, nel vuoto educativo lasciato dagli adulti, la tecnologia diventa una coperta gelida che non scalda nessuno. La circolare ministeriale rompe un incantesimo pericoloso: quello che ci aveva fatto credere che la tecnica potesse surrogare la relazione, che la libertà di accesso fosse più importante della costruzione della responsabilità. Ma ora nessuno può più dire “non sapevo”. Le istituzioni hanno il dovere di riannodare il filo smarrito tra generazioni: la scuola deve tornare ad essere il laboratorio della presenza, del confronto, della parola che plasma il pensiero e accoglie il dubbio. Il proibire, da solo, rischia di generare solo nuove furbizie; il senso del limite si impara solo nell’incontro autentico, nel riconoscimento reciproco, nella fatica e nella gioia dello stare insieme. I ragazzi, che abbiamo lasciato troppo a lungo soli davanti agli schermi, hanno fame di adulti che li ascoltino, di regole che non siano muri, ma braccia aperte. Il Vicepresidente del Corecom Calabria avv. Mario Mazza – sottolinea che "non basta chiudere la porta al telefono per riaprire quella della crescita: serve una rivoluzione che parta dalle aule, dalle case, dalle piazze e attraversi ogni spazio di vita, per ricostruire il senso del tempo, della noia, della fatica, della cura, della differenza tra virtuale e reale". “Il divieto di smartphone a scuola,” dichiara il presidente Fulvio Scarpino, “è finalmente un atto di responsabilità. Ma la vera sfida sarà ridare alla scuola, alle famiglie, al territorio, il coraggio di educare davvero: insegnare a distinguere tra urgenza e desiderio, tra informazione e manipolazione, tra solitudine e libertà. Serve un’alleanza che faccia sentire ogni ragazzo atteso, guardato, accolto e non lasciato a galleggiare nell’indifferenza di uno schermo.” Proprio per questo, il Corecom Calabria, a partire da settembre, avvierà il progetto “Corecom Academy in Tour”, portando nelle scuole la prima vera campagna di educazione affettiva integrata e il rilascio del patentino digitale, di cui i Corecom sono gli ’unici enti autorizzati da AGCOM al rilascio. Sarà un viaggio tra i territori, tra studenti, famiglie e insegnanti, per ricostruire – giorno dopo giorno, incontro dopo incontro – una comunità educante che sappia offrire strumenti, limiti e speranza. Ecco perché, oggi più che mai, la battaglia per restituire i ragazzi a se stessi deve essere il compito di tutti.

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